FAQ, Domande frequenti su impianti e chirurgia orale.

Informazioni preoperatorie sugli interventi di chirurgia orale, gli impianti dentali e le estrazioni del dente del giudizio.

Gli anestetici locali specifici per la chirurgia orale sono molto efficaci. E se l’anestesia viene effettuata correttamente dal clinico, l’intervento è totalmente indolore. Il post-operatorio è proporzionale all’entità dell’intervento effettuato e di conseguenza varierà il protocollo farmacologico da seguire che Le verrà consegnato al termine della chirurgia. Potrà quindi riferire un normale fastidio per un paio di giorni, ma mai dolore.

È importante rispettare il protocollo farmacologico che Le è stato consegnato in Studio. La maggior parte degli interventi non hanno sequele nel post-operatorio, se non un modesto gonfiore della zona operata che viene controllato con i farmaci antinfiammatori e l’applicazione locale a livello cutaneo di impacchi freddi. Per interventi più complessi, dei quali sarà ovviamente avvisato, è opportuno non prendere importanti impegni lavorativi o di relazioni sociali nelle due settimane successive all’intervento perché è possibile (non certo) che il post-operatorio possa essere esteticamente invalidante a causa di un gonfiore e/o ematoma cutaneo che richiedono fino a due settimane per essere riassorbiti completamente.

Le raccomandazioni per il post-operatorio prevedono di seguire scrupolosamente il protocollo farmacologico che Le è stato consegnato dallo Studio. Applicare del ghiaccio sulla cute in prossimità della zona operata il giorno stesso e per un paio di giorni successivi all’intervento. Cercare di parlare il meno possibile e alimentarsi con una dieta morbida e fresca (formaggi morbidi, gelati, yogurt, carne macinata, budini) per 3/4 giorni e gradualmente tornare alla dieta abituale. Evitare fino al primo controllo bevande calde e cibi che creano briciole o semi. Se la ferita nel post-operatorio dovesse sanguinare, apporre delle garze sterili e comprimere la ferita tramite i denti antagonisti (se non dovessero esserci i denti, premere con il dito) per almeno 10 minuti. Le piccole emorragie si controllano con la compressione, non sciacquando ripetutamente la bocca. Se il sanguinamento non si arresta allora contatti lo Studio. Effettuare l’igiene orale abituale, non spazzolare la ferita fino alla rimozione dei punti ma utilizzare un collutorio medicato come Le è stato prescritto.

Durante la visita, la raccolta anamnestica permetterà al clinico di inquadrare eventuali situazioni di salute meritevoli di approfondimento. Ovviamente ogni caso è a sé stante, ma in linea generale è importante gestire i farmaci che impediscono una corretta coagulazione del sangue. Nei casi più complessi, contattando il Curante o il Cardiologo, si effettuano delle variazioni dei farmaci assunti per brevi periodi. È inoltre importante non dimenticarsi di avvisare il medico se si assumono (o si sono assunti) medicinali specifici per il metabolismo osseo come i difosfonati (es: per l’osteoporosi). Alcuni di questi possono creare spiacevoli conseguenze post-operatorie e quindi è sempre bene prendere le opportune precauzioni. In linea generale, nei giorni precedenti e successivi a un intervento di chirurgia orale, non sospendere di propria iniziativa i farmaci che Le sono stati prescritti da altri medici senza avvisare i clinici.

Non esiste una risposta certa a questa domanda. Potenzialmente per tutta la vita. Ovviamente perché ciò accada, gli impianti richiedono una corretta progettazione del caso da parte del clinico. Più un corretto mantenimento igienico domiciliare, l’igiene professionale in Studio (con frequenza stabilita dall’igienista dentale che La segue) e un controllo (eventualmente anche radiologico) da parte del clinico almeno una volta l’anno.

No, gli impianti non possono andare incontro al rigetto. È un termine improprio date le caratteristiche del materiale di cui sono costituiti (titanio). Gli impianti possono andare incontro a fallimento, nel breve o nel lungo periodo. Nonostante le percentuali di successo implantare siano molto alte (oltre il 90%), alcuni possono perdere (o nemmeno formare) l’osteointegrazione. Le cause possono essere un sovraccarico funzionale o più frequentemente la contaminazione batterica della superficie implantare (perimplantite). Per questo è importante farsi seguire costantemente dal medico e dall’igienista dentale. Le problematiche, spesso asintomatiche, possono essere risolte se intercettate precocemente. Altre volte, la perdita dell’osteointegrazione dopo anni dall’inserimento non è ancora stata spiegata dalla scienza. In molti casi, gli impianti che falliscono possono essere sostituiti.

La malattia parodontale, una volta chiamata piorrea, è una patologia infiammatoria cronica a eziologia batterica. Vuol dire che nelle bocche dei pazienti parodontali esistono siti dove i batteri si annidano, si riproducono, danneggiano il tessuto di supporto dei denti e infine si diffondono in tutto il cavo orale. Si tratta degli stessi batteri che provocano il fallimento degli impianti. Pertanto, è opportuno che prima di inserire impianti in bocche contaminate, si curi la malattia parodontale con trattamenti mirati.

No. Esistono svariate tecniche ricostruttive che permettono di risolvere problematiche di riassorbimenti ossei anche di notevole entità. E qualora Lei non volesse sottoporsi a interventi complessi, il clinico saprà indicarle se la Sua situazione può rientrare in protocolli chirurgici semplificati che permettono di ovviare anche a gravi riassorbimenti ossei

Per la maggior parte degli interventi la risposta è SI. Segua comunque sempre le indicazioni del medico senza variare spontaneamente la posologia. Potrebbe creare resistenze batteriche pericolose.

Innanzitutto rivolgersi a chi ha esperienza di estrazioni complesse. Il clinico saprà indicarLe quali sono gli esami strumentali più adeguati per il Suo caso e quante probabilità ci sono realmente di danneggiare il nervo. Inoltre, ricordarsi che il dente del giudizio si estrae solo se c’è almeno una indicazione clinica reale (dolore, tasche parodontali non detergibili del secondo o terzo molare, problematiche legate alla mandibola o al mascellare, necessità ortodontiche). Non si estrae il dente perché “sposta gli altri denti”. È un concetto errato e superato.